Ignazio Mortellaro
"Scalza varcando da sabbie lunari / Barefoot stepping from lunar sands"
a cura di Valentina Bruschi
La galleria Francesco Pantaleone arte Contemporanea è lieta di presentare, Scalza varcando da sabbie lunari, una mostra personale dell’artista Ignazio Mortellaro (Palermo, 1978), a cura di Valentina Bruschi e allestita presso SPAZIO|22 di Milano.
Nei temi che tratta e nei riferimenti culturali, la ricerca di Ignazio Mortellaro prende spunto da un metodo d’indagine di tipo scientifico-filosofico, che procede dall’esperienza verso l’elaborazione di un pensiero sul rapporto tra Uomo e Natura. Questo pensiero si concretizza attraverso l’uso di linguaggi diversi, dalla fotografia al video, dal disegno al collage, dalla scultura fino all’installazione. Compassi e misuratori affollano il suo studio nel centro storico di Palermo, situato proprio ai Quattro Canti, la piazza chiamata anche “Teatro del Sole”: dispositivi antichi e moderni, utilizzati dall’artista per tracciare segni su carta o incisi su metallo. Strumenti topografici, che rimandano a un sapere complesso ma concreto, legato alla terra. Orizzonti artificiali, distanti tra loro, acquistano significato all’interno della cornice dell’opera. Territori visti “al contrario”, sottosopra: luoghi mentali che rappresentano uno spazio interiorizzato di libertà, un dialogo tra il sé e il mondo. Durante l’elaborazione dei lavori di Ignazio Mortellaro c’è sempre, in sottofondo, la musica, che a volte – sotto forma di suono – diventa parte dell’opera.
Nel progettare la sua seconda personale milanese, Ignazio Mortellaro si è confrontato con uno spazio particolare – un ex-caveau – cercando corrispondenze inaspettate con l’architettura del luogo. L’artista qui ha creato nuovo paesaggio dove il pubblico è sollecitato ad intraprendere un viaggio per ritrovare le tracce di un “tempo profondo” dell’umanità. Una suggestione nata dopo aver studiato le incisioni rupestri del Paleolitico, situate nella Grotta del Genovese a Levanzo, isola dell’Arcipelago delle Egadi.
Un corto circuito nato dall’accostamento inedito di realtà distanti, unite dalla metrica di Eco (1927, dalla raccolta Sentimento del Tempo), poesia emblematica di Giuseppe Ungaretti, dove si percepisce la luce aurorale come un’alba assoluta, eco visivo di un’immagine primigenia. Si avverte, nei versi di Ungaretti, un sentimento ambivalente verso l’alba come “prima immagine”, una luce sempre intrecciata di ombre: un mistero esprimibile ma inafferrabile. Il dualismo e la contrapposizione tra chiaro/scuro, unità/molteplice, presente nella poesia si trasforma e si sviluppa anche nella costruzione di questa mostra, attraverso i binomi dialettici: cielo/terra, cacciatore/cacciato e vegetale/minerale.
Nella ricerca di Ignazio Mortellaro non c’è dicotomia tra materie naturali e prodotti della modernità industriale, accomunati da un’armonia data dall’essere entrambi uniti e “artefatti” dall’Uomo, perché è l’artista che percepisce, governa e trova un’armonia con il processo di trasformazione della materia. E’ chiaro il suo interesse per i modelli universali di cognizione e comunicazione e di come questi si ritrovano nel linguaggio primordiale, sintetico e immediato, capace di ricordarci la memoria della relazione intima che è sempre esistita tra noi e il nostro ambiente.
In occasione dell’inaugurazione, il musicista Roots In Heaven esegue - dal vivo - la sua interpretazione sonora del verso Popoli l’esule universo e lasci, dalla poesia Eco, contribuendo alla visione dell’artista. Tramite un labirintico processo di sintesi elettronica, cioè creazione ex-novo di oscillazioni di frequenze che si traducono in suono/rumore per l’orecchio umano, Roots In Heaven crea un tappeto di suoni sul quale il lavoro di Ignazio Mortellaro può adagiarsi coerentemente.
Ignazio Mortellaro
"Scalza varcando da sabbie lunari / Barefoot stepping from lunar sands"
Installation views at SPAZIO 22
Courtesy the artist and Francesco Pantaleone Arte Contemporanea
Photo-credit: Antonio Maniscalco